Lo studio americano nella riserva del Monte Conca in Sicilia
Sembrano luoghi di natura incontaminata, eppure anche le grotte sotterranee scavate nel cuore delle montagne possono essere inquinate da batteri provenienti dalle acque reflue delle città e delle aree agricole. Lo dimostrano le analisi condotte nel sistema carsico della riserva naturale del Monte Conca, in Sicilia, dai ricercatori dell’Università della Florida del Sud in collaborazione con il Centro speleologico etneo. I risultati sono pubblicati sulla rivista Plos One.
Geologi e microbiologi hanno lavorato fianco a fianco per raccogliere e analizzare campioni delle acque che scorrono all’interno delle grotte. Hanno così scoperto che presentano batteri molto diversi nel corso dell’anno. Durante la stagione secca si trovano per lo più batteri zolfo ossidanti, che proliferano grazie all’ossigeno presente nelle grotte e l’idrogeno solforato delle acque. Dopo forti piogge, questi batteri vengono rimpiazzati da altri microrganismi solitamente presenti in superficie e dovuti all’uomo, come Escherichia coli e altri batteri fecali. In uno dei campioni è stata osservata una condizione intermedia, di transizione tra le due stagioni, in cui erano presenti contaminanti di origine umana, batteri zolfo ossidanti e batteri fissatori dell’azoto, tutti insieme. Da questi risultati, i ricercatori deducono che i contaminanti derivino dalle acque di superficie che, dopo aver attraversato aree urbane e agricole, finiscono per filtrare nel sistema di grotte sotterranee.